“Quando la realtà mi delude o mi offende , il che succede molto spesso, reagisco con le poche armi a disposizione: l’invettiva strafottente e la presa in giro. Ma talvolta la vita riesce ancora a emozionarmi. E allora il modo migliore per ringraziarla è mettermi subito a scriverla” (Massimo Gramellini)
lunedì 11 gennaio 2010
Di ritorno alla civiltà dopo quattro giorni passati a pascere a casa, mi accoglie una zaffata di merda dritta dritta nelle narici. Torno a godere della varietà di olezzi umani metropolitani. O forse olezzi di ani umani metropolitani. Non ho dormito e quindi mi sono alzato di buon'ora. Mi avvio a piedi nel freddo mattutino, da ponte Marconi lancio un'occhiata ad un Tevere incazzato, color del fango; facendo uno slalom tra merde e sputi resi ancor meno evidenti dai marciapiedi bagnati, giungo alla fermata San Paolo. Entro dall'ingresso degli handicappati, mi dirigo verso la scala mobile direzione Rebibbia e lì, in quel punto preciso, me lo ricorderò bene, una simpatica tanfata fetida invade il mio volto. Non puoi scappare quando sei sulla scala mobile, te la devi inspirare tutta, stipartela ben bene nei polmoni, godertela. E non puoi neanche lanciare il sacrosanto bestemmione mattutino, quello che ti viene fuori dalle occhiaie gonfie e dal disturbo che provi nel constatare che fai ancora parte del disgustoso consorzio di passeggeri dell'ora di punta. Sarà la grassona che ho di fronte e che se la fila con nonchalance? o il tizio con la valigetta? (il puzzo dava un po' di informatico, in effetti). Che inizio d'anno di merda!...
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