venerdì 21 maggio 2010

Addio Blogger.com

La piattaforma Blogger mi ha veramente rotto le scatole. Non ne posso più delle sue stramberie e dell'impossibilità di scrivere i miei post in maniera normale. Non pretendo mica tanto, in fondo. Oggi ho tentato di mettere giù un intervento per tre volte e, dopo l'ennesima cancellazione automatica operata dalla simpatica piattaforma che non consente neanche un "Incolla" da tasto destro, ho deciso di buttare tutto all'aria e trasferirmi in un posto migliore.
Mi farebbe davvero piacere se gli aficionados (sempre che ve ne siano) del blog mi seguissero su:
http://astrattifurori.wordpress.com
Sì, la svolta è epocale: passo da una penna che corre a degli "astratti furori" :)

sabato 15 maggio 2010

indifferenza civile!

Riporto e faccio mio un post dal blog di Beppe Grillo. Aderisco anch'io all'indifferenza civile. Che facciano pure tutte le leggi che gli pare, io continuerò a scrivere fino a che, le mani, non me le allontaneranno forzatamente dalla tastiera:

«Il primo problema del Parlamento italiano è la Rete. Da anni vengono sfornati leggi, decreti, progetti, emendameanti per bloccarla. L'accanimento con cui Pdl e Pdmenoelle si occupano di Internet è impressionante. Nell'agenda dei problemi del Paese è prioritaria. L'ultimo attacco alla libertà di informazione e alla Rete è l'obbligo di rettifica nei siti entro 48 ore. I blog vengono equiparati ai giornali con multe di 12.000 euro per infrazione. Tutti i blog sono a rischio chiusura.
Altre volte il blog ha lanciato campagne contro la legge Levi/Prodi o contro la legge D'Alia con successo. Questa volta mi rifiuto. Approvino le leggi che vogliono. Ne pagheranno le conseguenze. Anzi, suggerisco al duo Berlusconi/Bersani di osare di più. Legiferare in modo risolutivo, tombale e chiudere Internet. Io non voglio mettermi a discutere ogni mese con degli idioti internettiani, farei la figura anch'io dell'idiota. Quindi, chiudete, filtrate, oscurate, hackerate. Fate il cazzo che vi pare. Sarete voi a pagarne le conseguenze perché chiudere l'ultima valvola di confronto democratico presenta dei rischi molto alti. La pentola a pressione può esplodere in anticipo.
Il blog comunque rimarrà indifferente alle leggi contro la Rete. Il blog continuerà fino a quando mi sarà possibile. Non è disubbidienza civile. Per disubbidire ci vogliono delle Autorità con la facoltà legittima di esercitare un pubblico potere e in questo Parlamento di condannati, di locatari di abitazioni regalate, di servi nominati dai partiti e non dai cittadini non vedo alcun principio di autorità. Quindi indifferenza civile, non disubbidienza civile, ma a viso aperto, pronto a pagarne le conseguenze. Fate pure 100 leggi al mese per chiudere la Rete, io non le applicherò e se faranno lo stesso i milioni di italiani che scrivono e comunicano in Rete, le vostre leggi diventeranno carta da cesso.»

mercoledì 12 maggio 2010

La libertà è partecipazione informata

«Al Senato la maggioranza cerca di imporre la Legge sulle intercettazioni telefoniche che scardinerebbe aspetti essenziali del sistema costituzionale.
Sono a rischio la libertà di manifestazione del pensiero ed il diritto dei cittadini ad essere informati.
Non tutti i reati possono essere indagati attraverso le intercettazioni e viene sostanzialmente impedita la pubblicazione delle intercettazioni svolte.
Una pesante censura cadrebbe sull’informazione. Anche su quella amatoriale e dei blog (Art.28).
Se quella legge fosse stata in vigore, non avremmo avuto alcuna notizia dei buoni affari immobiliari del Ministro Scajola e di quelli bancari di Consorte.
Se la legge verrà approvata, la magistratura non potrà più intervenire efficacemente su illegalità e scandali come quelli svelati nella sanità e nella finanza, non potrà seguire reati gravissimi.
Si dice di voler tutelare la Privacy: un obiettivo legittimo, che tuttavia può essere raggiunto senza violare principi e diritti.
Si vuole, in realtà, imporre un pericoloso regime di opacità e segreto.
Le libertà costituzionali non sono disponibili per nessuna maggioranza.»

Stefano Rodotà
Fiorello Cortiana
Juan Carlos De Martin
Arturo Di Corinto
Carlo Formenti
Guido Scorza
Alessandro Gilioli
Enzo Di Frenna

Firma la petizione contro il bavaglio: http://www.nobavaglio.it

lunedì 10 maggio 2010

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in sé stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.


Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.

giovedì 6 maggio 2010

Meno male che Fini c'è...

Non se ne può più. Non se ne può più dei suoi continui gridi al complotto.
È una manna dal cielo che il buon Fini si sia risvegliato e che il fedele (?) cagnetto Bossi abbia cominciato a rosicchiare anche le caviglie cavalleresche. Complotto, congiura, attentato, tradimento, cospirazione, trama, maneggio, giudici rossi che, a tua insaputa, ti acquistano "mezzanini" da 180 metri quadri. Il novello Cesare si sente le ventitré coltellate nel doppiopetto. Si rotola da sempre nel guano, oggi lo scoprono interamente inguacchiato di merda e tutto quello che sa dire è che gli è stata buttata addosso da qualche "non-ben-identificato" che trama nell'ombra. È ormai chiaro che il vecchio satiro che ci governa ha fatto il suo trionfale ingresso nella peggiore fase della senilità: quella arteriosclerotica. Si aggira disorientato per i corridoi del Palazzo con la patta aperta, grida sbavando come un decrepito suonato; impreca contro il fantomatico attentatore, minacciandolo di bucargli il pallone. Crede che lo vogliano disarcionare ma il cavaliere non si è accorto che, ai suoi piedi, il cavallo (a dondolo) è morto da un pezzo. L'Italia stessa si sta putrefacendo. Fini e Bossi, da bravi nipotini "savi", cercano di ammansirlo come si fa col vecchio nonno rincoglionito che palpa senza ritegno il culo dell'infermiera che gli cambia il pannolone. "Non c'è nessun complotto" ha detto Gianfranco. Ed è esattamente così. È proprio il caso di prendersi per mano e cantare tutti insieme: Meno maleee che Fiiini c'èèèèèèèèèèèèè...

martedì 4 maggio 2010

Ve lo do io Beppe Grillo ~ Andrea Scanzi

Sinceramente mi aspettavo qualcosa di più. Il "saggio critico e personale" di Scanzi ha in realtà ben poco di critico. A parlare non è tanto l'autore del libro, quanto la persona sotto il riflettore, i suoi detrattori e gli scettici, tutti citati testualmente più e più volte sino alla noia (chi segue il "comico" e il mondo che gli ruota attorno conosce già molto del materiale riportato). Non c'è una vera e propria analisi ragionata del fenomeno sociale e politico Grillo - che pure è interessante - ma solo una pallida stigmatizzazione dei suoi atteggiamenti più estremi (cosa fin troppo facile da fare). Insomma, non c'è il punto di vista "scanziano" che quel "ve lo do io" prometterebbe. Il suo è un approccio lieve da fan semideluso, eseguito con tatto, per non urtare la sensibilità del comico genovese. Evidentemente è tutto ciò che il Grillo censore concede. Notoria è infatti la refrattarietà di quest'ultimo alle critiche. Una lettura abbastanza inutile per chi vuole realmente approfondire.