sabato 17 aprile 2010

...io sto con Saviano...

«Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possibilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che considerano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organizzazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta.»

Bravo Roberto.

martedì 6 aprile 2010

...presente! (?)...

Stasera faccio un giro sul sito della Camera per leggere qualche notiziola riguardante i nostri amati parlamentari. In particolare trovo che il loro salario (che per non sporcarsi troppo la bocca si chiama "indennità", laddove la parola "stipendio" è relegata al "linguaggio comune") consiste, al netto di accantonamenti vari per assegni vitalizi futuri, assistenza medica, contributi e tasse, di appena € 5.486,58, cui vanno aggiunti € 4.003,11 di diaria mensile, atti a coprire le spese di soggiorno a Roma. Totale: € 9.489,69. Porelli, ce la faranno? Si specifica altresì che: Tale somma viene ridotta di 206,58 euro per ogni giorno di assenza del deputato da quelle sedute dell'Assemblea in cui si svolgono votazioni, che avvengono con il procedimento elettronico.
Fin qui tutto normale. Più sotto, però, ecco spuntare la perla: È considerato presente il deputato che partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell'arco della giornata.
Significa, in sostanza, che se ci fossero 200 votazioni in un giorno, uno che partecipasse a 60 di esse sarebbe ritenuto presente.
In sostanza, è come se, su 8 ore di lavoro, io ne facessi poco meno di due e mezza.

Assente? No, no, presente!

domenica 4 aprile 2010

...predatore predato...

Uno dei vantaggi di vivere in un paese in cui nessuno legge è quello di poter stabilire la regola personale de "I libri non si comprano mai a prezzo pieno". Il bello di vivere in una città come Roma è che la si può mettere facilmente in pratica, quella regola, visto il gran numero di luoghi che ti strizzano l'occhio. D'altronde, se non c'è domanda, i prezzi devono calare. È l'economia, bellezza!
Guardo orgogliosamente i miei amici (su piccole librerie costipatissime per lo sforzo, porelle) ben sapendo che per pochi di essi ho speso quanto stampato sulla quarta; e me la ridacchio. Da assiduo frequentatore, ho ormai imparato che le librerie sono sagre di sconti: 15, 20, 25, 30% fioccano ad intervalli regolari, quale indulto per quei carcerati cartacei che protestano nei magazzini. Qualunque sia la casa editrice, sta' certo che, più prima che poi, il libro che cerchi, scontato, lo becchi. Ma cacciare i libri, in generale, non è facile, se si vuol risparmiare le cartucce. Bisogna sapere dove appostarsi. Oggi mi aggiravo nel piano interrato di Mel Bookstore, per esempio. Si sono finalmente decisi a mettere in piedi l'area 50%. Per questo ovviamente mi stanno simpatici. Più di Feltrinelli. Quel numero particolare seguito da un segno di percentuale è come una droga per me: fa sì che il mio cervello liberi endorfine; finisco per non sentire il dolore della sporta stracolma di pagine. Poi c'è il mercatino "tutto a 3 euro", che è grandioso e offre pure i divudì. Ancora, la piccola libreria senza insegna vicino Piazza Navona, dove di tutti i prezzi (ma proprio di tutti) viene stracciata via una metà. Ogni volta che ne trovo uno nella mia lista emetto un gridolino ("uh!") raccogliendolo subito tra le mie braccia. Oggi la caccia è stata buona: sei saggi a metà importo nominale. Li porto a casa, gli do una disinfettata ma un pensiero si insinua nella mia mente: alla fine sono io che caccio loro o sono loro che cacciano me?